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Come sostenuto con fermezza nella conferenza stampa del febbraio 2014, dagli avvocati Domenico e Amalia Monci, legali del Comune di Praia a Mare, parte civile costituita nel processo Marlane che vede imputanti dirigenti e amministratori del noto gruppo del Tessile Marzotto S.p.a. oltreché di Eni S.p.a., la super Perizia d'Ufficio disposta dal Collegio Giudicante del tribunale di Paola presieduto dal dott. Domenico Introcaso, ha accertato che nel sito di Praia vi è stato DISASTRO AMBIENTALE. Queste le drammatiche conclusioni alle quali i periti sono giunti sulla base anche della valutazione chimica compiuta dal loro ausiliario prof. Luciano Mayol, Ordinario di Chimica della Federico II di Napoli, il quale ha osservato come sia evidente l'utilizzo accertato nel processo produttivo di ingenti quantitativi di coloranti azoici, composti organici e Cromo VI, rinvenuti nel suolo tal quale o in forma degradata. In particolare nel suolo del sito Marlane è stato rivenuto in molti campioni un colorante azoico in quantità tali da far concludere agli esperti che lo stesso si trova ad una concentrazione idonea a consentirne il reimpiego in tintoria. Stesso discorso per l'elevata concentrazione di Cromo III quale degradazione del Cromo VI e per i metalli pesanti, l'amianto, gli idrocarburi aromatici e policiclici che in quell'area hanno svolto un'azione sinergica negativa sull'ambiente. La difesa degli avvocati Domenico e Amalia Monci ha prodotto i suoi risultati anche rispetto all'obiettivo posto di consentire, ad un tale dramma, di "varcare i confini del cortile Paolano". Su iniziativa delle difesa infatti è materialmente intervenuto il Ministero dell'Ambiente che ha disposto un sopralluogo tecnico ad opera dell'ISPRA per la quantificazione di un danno ambientale che sembra ormai conclamato.